René Magritte (1898 – 1967) è considerato il pittore più importante del surrealismo belga.

Dopo primi tentativi stilistici vicini al futurismo e al cubismo, Magritte trova la sua cifra stilistica scoprendo l’arte di Giorgio De Chirico, che a detta sua ”rappresentava un taglio netto con le abitudini mentali di artisti prigionieri del talento, dei virtuosi e di tutti i piccoli estetismi consolidati: un nuovo modo di vedere.“

Il mondo di Magritte

Magritte utilizzerà il trompe l’oeil per realizzare opere figurative estremamente realistiche. Si tratta di Illusionismo Onirico, un gioco di talento figurativo e poetico che gli permette di guadagnarsi la nomea di saboteur tranquille: la sua sorprendente capacità di dipingere il reale viene usata per mettere in discussione la realtà stessa delle cose.

Nelle tele di Magritte troviamo un mondo surreale in cui oggetti e personaggi divengono metafore di un mondo ancora oggi non del tutto definibile.
Magritte capovolge il senso delle cose rappresentandole in tutta la loro esattezza in un teatro dell’immagine e del pensiero, giocando con i nostri occhi e le nostre convinzioni e creando un “cortocircuito visivo”.

In questo gioco tra artista e fruitore, i titoli delle opere assumono un ruolo importante: sono spesso spiazzanti, e divengono il sottotesto attraverso cui guardare l’opera, una linea non razionale e logica ma bensì poetica da seguire, mentre ci si addentra in ogni suo quadro con ammirato spaesamento.

Magritte ha la capacità di farci tornare tutti un po’ bambini, nessuno è mai del tutto preparato, ed è questa la cosa che più continua a farmi sognare delle opere di questo pittore un po’ surrealista, un po’ metafilosofico e un po’ bambino.